mercoledì 8 ottobre 2008

Difficile resistere alla tentazione di tornare

Uno si costruisce grandi storie, questo il fatto, e può andare avanti anni a crederci, non importa quanto pazze sono, e inverosimili, se le porta addosso, e basta. Si è anche felici, di cose del genere. Felici. E potrebbe non finire mai. Poi, un giorno, succede che si rompe qualcosa, nel cuore del gran marchingegno fantastico, tac, senza nessuna ragione, si rompe d'improvviso e tu rimani lì, senza capire come mai tutta quella favolosa storia non ce l'hai più addosso, ma davanti, come fosse la follia di un altro, e quell'altro sei tu. Tac. Alle volte basta un niente. Anche solo una domanda che affiora. Basta quello.

Perché è così che ti frega, la vita. Ti piglia quando hai ancora l'anima addormentata e ti semina dentro un'immagine, o un odore, o un suono che poi non te lo togli più. E quella lì era la felicità. Lo scopri dopo, quand'è troppo tardi. E già sei, per sempre, un esule: a migliaia di chilometri da quell'immagine, da quel suono, da quell'odore. Alla deriva.

È una cosa strana. Quando ti accade di vedere il posto dove saresti salvo, sei sempre lì che lo guardi da fuori. Non ci sei mai dentro. È il tuo posto, ma tu non ci sei mai.

Alessandro Baricco

Oggi va così. Mi sono alazata e ho iniziato la giornata con Ravel e Bethoven. Chissà perché.
Sono giorni in cui solo l'armonia di un pianoforte riesce a calmarmi.
Dalla finestra vedo uccelli volare, liberi, ed io dove dovrei essere ancora non sono.
Questa condizione di attesa durerà, ancora.. lo sò.
Alla vera realtà, ancora preferisco un sicuro ricordo..
Spero solo di non arrivarci, a migliaia di chilometri di distanza.. così da poter corrergli incontro, indietro...come se la vita fosse un gambero..

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