Sabato in metro, tra i nuovi super pannelli schermo piatto LCD che trasmettono ad alto volume e in filo diffusione TG e notizie, le macchine nuove che son sempre più frequenti e anch’esse con i loro schermini piatti, le ragazze accanto a me spagnole, quelle dietro inglesi e il cinese seduto davanti con un palmare sottilissimo di ultima generazione, mi sembrava di essere in qualsiasi altra capitale estera fuorché a Roma. Tra l’altro con piacere scopro che sotto la fermata Manzoni hanno aggiunto l’informazione Museo della Liberazione, quello a Via tasso, poco noto ai più e da me stessa scoperto solo pochi mesi fa.
Appena esco ancora dei giapponesi si fanno delle foto accanto ad uno di quei grossi cartelli pubblicitari che scorrono. Credo stesse passando la pubblicità della metro card con un Haber grigio e imbolsito. Non faccio in tempo a scuoter la testa che un inserviente li apostrofa a 500 mt di distanza con un fischio: psh, aoh..nunne se fanno le foto in stazione! ennamo no..chavete san pietro a du minuti, che cazzo ve fotograferete mai qua sotto, bah!
Poi entro in uno di quei negozi: tutto a 1 euro per comprare delle spugnette per il trucco. Alla cassa si avvicina una signora rumena con una confezione di piatti e chiede: “..lastic..lastic”, al ché il proprietario ribatte: “Eh? Ma che plastìc aoh, questi so de porcellana!” ma lei continua: “no..elastic elastic..” e lui tronfio: “aaaah, te servono l’elastici?? – mimando un gesto a fionda - ah ce stanno ce stanno, tiè!” ma lei non è ancora soddisfatta e si aggira per il negozio. “Aoh io questi cho, che te devo fa?” lei mima un gesto, lui si illumina e torna con uno di quegli elastici che si usavano da bambini per giochi da cortile. Ma niente. “Aoh a nì, io nun te capisco e sù, cho da lavorà!” Lei prova ancora, azzarda: “Elastic..metr..metrò” e allunga le mani. “aaaaah er metro??te serve un metro? E che ne so, me dici elastic elastic! Tiè va bene questo?” No! Non un metro per misurare i mobili, un metro x cucire!”aaah, ma moo potevi dì prima no? Io che ne so, me dici lastic!” Quando la moglie gli da uno scossone e gli fa notare che evidentemente non sapeva il nome corretto, lui vergognandosi un po’, forse di esser stato un po’ brusco, si giustifica “Si, no, per carità..però – scuotendo la testona qua e là come un vecchio nonno- me potevi fa un segno, un gesto..famme così no!” e si muove avanti indietro cingendosi il metro attorno al suo largo girovita, mi guarda e cerca consensi: “Giusto?”.Giusto!
Poi esco e c’è un sole altissimo, un cielo limpido .. adoro Roma e i romani quando si preparano alla primavera.
Appena esco ancora dei giapponesi si fanno delle foto accanto ad uno di quei grossi cartelli pubblicitari che scorrono. Credo stesse passando la pubblicità della metro card con un Haber grigio e imbolsito. Non faccio in tempo a scuoter la testa che un inserviente li apostrofa a 500 mt di distanza con un fischio: psh, aoh..nunne se fanno le foto in stazione! ennamo no..chavete san pietro a du minuti, che cazzo ve fotograferete mai qua sotto, bah!
Poi entro in uno di quei negozi: tutto a 1 euro per comprare delle spugnette per il trucco. Alla cassa si avvicina una signora rumena con una confezione di piatti e chiede: “..lastic..lastic”, al ché il proprietario ribatte: “Eh? Ma che plastìc aoh, questi so de porcellana!” ma lei continua: “no..elastic elastic..” e lui tronfio: “aaaah, te servono l’elastici?? – mimando un gesto a fionda - ah ce stanno ce stanno, tiè!” ma lei non è ancora soddisfatta e si aggira per il negozio. “Aoh io questi cho, che te devo fa?” lei mima un gesto, lui si illumina e torna con uno di quegli elastici che si usavano da bambini per giochi da cortile. Ma niente. “Aoh a nì, io nun te capisco e sù, cho da lavorà!” Lei prova ancora, azzarda: “Elastic..metr..metrò” e allunga le mani. “aaaaah er metro??te serve un metro? E che ne so, me dici elastic elastic! Tiè va bene questo?” No! Non un metro per misurare i mobili, un metro x cucire!”aaah, ma moo potevi dì prima no? Io che ne so, me dici lastic!” Quando la moglie gli da uno scossone e gli fa notare che evidentemente non sapeva il nome corretto, lui vergognandosi un po’, forse di esser stato un po’ brusco, si giustifica “Si, no, per carità..però – scuotendo la testona qua e là come un vecchio nonno- me potevi fa un segno, un gesto..famme così no!” e si muove avanti indietro cingendosi il metro attorno al suo largo girovita, mi guarda e cerca consensi: “Giusto?”.Giusto!
Poi esco e c’è un sole altissimo, un cielo limpido .. adoro Roma e i romani quando si preparano alla primavera.
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