C'era una volta, nel regno lontano lontano di Arboria, un buffo nanetto che viveva ai margini della foresta. Il nanetto aveva un sogno: potersi sedere sul trono del re. Ma poiché era piccolo, buffo e pelato, tutti lo prendevano in giro e, tutt'al piú, gli facevano strimpellare il liuto, fare boccacce e raccontare barzellette.Un bel giorno, stanco di essere trattato cosí, il nanetto decise che sarebbe diventato ricco. Andó nella foresta e raccolse un cesto di fragole, poi andó al mercato e le vendette per tre monete di rame. Con le tre monete, compró due ceste di fragole e le rivendette per sei monete. Con le sei monete compró tre ceste di fragole, che rivendette per dodici monete. Poi suo padre, che era un banchiere, intrallazzó con dei loschi individui e gli mise a disposizione alcuni miliardi in contanti, cosí il nanetto andó a puttane con le sue dodici monete di rame e poi si buttó sull'edilizia.Con i soldi recuperati dal padre, il nanetto compró alcuni tratti di foresta e di palude, poi strinse un patto con un potente stregone, e come per magia foreste e paludi si trasformarono in una cittá, che il nanetto chiamó Arboria 2, e cominció a vendere case e casette ai troll, agli gnomi e alle ninfe dei boschi (queste ultime, si dice, ebbero sconti clamorosi in cambio di non si sa quali misteriosi servigi).Venne poi il momento in cui il nanetto decise di dedicarsi alla televisione. Era questo uno strano e potente incantesimo che ipnotizzava le persone e le rendeva idiote, ed il nanetto decise di conquistare il regno di Arboria sfruttandolo. Cosí si rivolse ad un gruppo di loschi gnomi, che dissotterrarono le loro pentole d'oro alla fine degli arcobaleni e gliele diedero per poter iniziare (o almeno, cosí la racconta lui), ed in breve tempo il nanetto divenne il piú ricco e potente illusionista del regno, grazie all'incantesimo della televisione che rendeva le persone idiote.Decise cosí che era giunto il momento di diventare re. Grazie ai suoi giochi di prestigio, e grazie agli individui che si era tirato dietro nel corso degli anni, il nanetto riuscí a convincere gli abitanti di Arboria, imbesuiti dal suo incantesimo, che lui sarebbe stato perfetto come nuovo re, e venne cosí incoronato ed issato sul trono. La prima cosa che dovette fare fu di far rimpicciolire la corona, che gli scendeva fino a coprire le grandi orecchie, e far costruire una scaletta che gli consentisse di salire sul trono senza venirvi issato a forza. Questa scaletta, dal buffo nome di "legge elettorale", diventava improvvisamente cortissima quando uno dei buffoni di corte tentava di afferrarla, mentre diventava lunghissima quando la utilizzava il nanetto.Successivamente, il nanetto cacció dalla corte tutti i nobili, che un tempo lo avevano deriso, e riempí la reggia di saltimbanchi, buffoni, ballerine e zoccole, che di volta in volta occupavano le varie poltrone dei dignitari trasformando la sala del trono in un enorme bordello. Cosí il nanetto passava le sue giornate facendo ció che gli riusciva meglio: strimpellare il liuto, fare boccacce e raccontare barzellette.I nemici del nanetto, forse anch'essi vittima dei suoi incantesimi, messi tutti insieme non facevano un chilo di cervello, per cui anziché ostacolarlo gli rendevano la vita addirittura piú facile. Coloro che venivano da altri regni in visita ad Arboria si stupivano di quanto fossero ciechi gli Arboriani: il nano prendeva una coniglietta di Playboy, la chiamava "Crisi", la faceva nascondere sotto il tavolo e diceva a tutti che la Crisi era sparita. Poi, mentre la coniglietta lo gratificava con una rumorosa fellatio, raccontava una barzelletta su negri ed albanesi. E gli Arboriani ci credevano!! Addirittura, i nemici del nano, invece di dire: "Guardate che la Crisi non é sparita, l'ha nascosta sotto il tavolo!", si scannavano fra di loro per decidere se la coniglietta avesse o meno ingoiato dopo la fellatio, e se ció fosse in linea con le direttive dell'Unione Europea.Passarono gli anni. Ogni volta che qualcosa andava male, il nanetto puntava il dito contro i suoi nemici, ormai ridotti a patetici buffoni di corte, e diceva che era colpa loro. Allora il popolo lanciava loro chili di pomodori ed essi si prendevano a ceffoni dandosi l'un l'altro la colpa, oppure si mettevano a gridare al nanetto: "Puttaniere! Puttaniere!".Finalmente, dopo tanti, tanti anni, il nanetto, che aveva superato da tempo il secolo di vita, morí. Subito si fece avanti suo figlio , che additó i buffoni nell'angolo dando loro la colpa della morte di suo padre. E mentre i buffoni si accapigliavano fra di loro, arraffó la corona, si sedette sul trono e con una grassa risata diede fuoco ad una scoreggia.