giovedì 25 marzo 2010

Siamo un popolo di gonzi

L'impresentabile Calderoli mette su un circo per lodare le sue doti di semplificatore e si guadagna foto a profusione. (Per inciso, trovo che le immagini siano un mix inquietante di leghismo ruspante e Fahreneit 451, ma forse è un mio problema).

Nel frattempo, nel silenzio pressoché assoluto, entra in vigore un'imposta esosa sui dispositivi di archiviazione (DVD, dischi rigidi, etc.) basata sul principio di presunta colpevolezza, legge promossa dallo stesso governo (di cui fa parte l'impresentabile) che ha tutt'ora un seguito quando racconta la favola del ridurre le tasse e dell'affrancare i cittadini dai lacciuoli della burocrazia.

mercoledì 24 marzo 2010

Azione e attività

Azione e attività non sono la stessa cosa; anzi sono una l'opposto dell'altra. Azione è fare quello che la situazione richiede: è una risposta.

Nell'attività invece la situazione non importa; l'attività non è una risposta, è frutto di irrequietezza interna, e la situazione è solo un pretesto. L'azione è creativa, l'attività è distruttiva.

Cerca di cogliere la distinzione. L'attività è il riflesso della tua natura ossessiva, sei incapace di restare in silenzio, di restare senza far niente. L'attività è azione irrilevante. Osserva te stesso, il novanta per cento della tua energia va sprecata in attività. E perciò, quando viene il momento dell'azione non hai sufficiente energia.

Una persona rilassata non è ossessiva e in lei l'energia si accumula e quando viene il momento dell'azione tutto il suo essere si riversa nell'azione. Perciò l'azione è totale.

Puoi cambiare attività, ma se la tua attività non si trasforma in azione, non serve.

Sii consapevole, cogli la differenza fra azione e attità, e quando il bisogno di attività ti prende, allora diventa più consapevole, non puoi far altro che questo.

Quando una persona comprende realmente, le cose cadono da sè. Allora non è più possibile assumersi il merito di essersene disfatti e l'ego non ne esce rafforzato. Allora diventa sempre più possibile l'azione.

martedì 23 marzo 2010

lunedì 22 marzo 2010

domenica 21 marzo 2010

POESIA


Nella generosità e nell'aiuto degli altri sii come un fiume.

Nella compassione e nella grazia sii come il sole.

Nel nascondere le mancanze altrui sii come la notte.

Nell'ira e nella furia sii come la morte.

Nella modestia e nell'umiltà sii come la terra.

Nella tolleranza sii come il mare.

Esisti come sei oppure sii come appari.

a

[Rumi, "Mathnawi"]

domenica 14 marzo 2010

Giorno del Pi Greco nasceva Einstein Il 14 marzo,

La magia dei numeri

Oggi 14 marzo e’ il Giorno del Pi Greco e per l’occorrenza in molti dipartimenti di matematica nel mondo si organizzano feste.

Il motivo perche’ il 14 marzo e’ il “Pi Greco Day” è semplice, la forma numerica per scrivere questa data in inglese è 3.14, gli anglosassoni scrivono la data premettendo il mese al giorno. A lanciare l’idea del Pi Day è stato l’Exploratorium di San Francisco il Museo della Scienza che il 14 marzo celebra il numero più famoso con una serie di giochi, musiche e filmati.

Il 14 marzo, ovvero il giorno del Pi Greco è anche il giorno in cui è nato il grande nobel per la fisica Albert Einstein. Il genio della teoria della relatività che con il suo contributo ha trasformato l’approccio e il modello di studio del mondo fisico, era nato a Ulma proprio il 14 marzo 1879. In occasione dell’anniversario della sua nascita – segnalato peraltro anche da qualche lettore di questo blog - proviamo a pensare che in mezzo alle formule presenti nel logotipo di Google dedicato al Pi Greco, si trovi anche quella della relatività: e=mc^2. Einstein è morto a Princeton il 18 aprile 1955.

lunedì 1 marzo 2010

Aspetto in classe il mio alunno rom

Aspetto in classe il mio alunno rom
di Silvia Borsani
in “Corriere della Sera” (edizione diMilano) del 25 febbraio 2010
«Sono un'insegnante elementare, lavoro nel quartiere Bovisa. Quartiere vivace e multietnico. La
mia classe, una prima, ne rispecchia le caratteristiche. A gennaio si è aggiunto a noi un nuovo
bambino: Romeo.
È un bambino rom, nei suoi sei anni di vita ha vissuto varie volte l'esperienza dello sgombero. È
arrivato nella nostra scuola dopo essere stato allontanato dal campo di via Rubattino e aver
interrotto la sua frequenza scolastica alle elementari di via Feltre. Avvisata del suo arrivo ho
contattato la sua maestra, che conosco personalmente per aver lavorato tre anni in quella scuola. Ho
recuperato i suoi libri e i suoi quaderni e glieli ho fatti trovare sul banco quando è arrivato nella sua
nuova classe, in via Guicciardi. Per due settimane ha frequentato la scuola, arrivando sempre
puntuale e motivato. In pochi giorni ha conquistato tutti noi con la sua allegria e il suo affetto, anche
la famiglia è sempre stata disponibile e rispettosa.
Un giovedì mattina, appena entrata in aula, sono stata letteralmente trascinata in corridoio da
Romeo che, parecchio preoccupato, continuava a ripetermi "polizia, sgombero". Speravo che si
trattasse di un fraintendimento e invece era tutto vero: il lunedì successivo lui, un'altra bambina che
frequentava la quarta e le loro famiglie sono stati sgomberati dal capannone in cui vivevano. Per
qualche notte sono stati ospitati in un centro di accoglienza. Finché ieri mattina sono stati
sgomberati anche dal posto in cui avevano trovato successivamente un riparo, in fondo a via
Bovisasca».
«Non ho parole. Non posso continuare a sentir parlare di "emergenza Rom" se non pensando che
l'emergenza è il degrado in cui costringiamo a vivere queste famiglie. Per me la vera emergenza ha
il volto di un bambino di sei anni che, lo dico perché lo so, non vede l'ora di tornare a scuola e non
può farlo. È facile continuare a vendere la storiella dei rom che non rispettano le regole e non
vogliono integrarsi, limitandosi a ragionare per stereotipi. Nemmeno io mi sento immune dai
pregiudizi, ma posso semplicemente raccontare quello che ho visto: una famiglia continuamente
cacciata nonostante la sua evidente volontà di iniziare un percorso nuovo, un bambino a cui sono
negati dei diritti fondamentali (la casa, l'istruzione), un percorso scolastico e affettivo
continuamente interrotto. E dietro la storia di una singola famiglia intravedo quella di troppe altre,
colpite da un accanimento che odora di persecuzione. La roboante retorica securitaria potrà
nascondere ancora a lungo il totale fallimento di queste scelte politiche nonché l'immane spreco di
denaro pubblico che ne deriva? Possibile che le cifre spese per sgomberare in continuazione le
solite famiglie non possano essere meglio investite in progetti seri di integrazione? Possibile che la
volontà di una famiglia di mandare il proprio figlio a scuola sia un dato da non prendere
minimamente in considerazione.
Romeo, quaderni e pennarelli sono sotto il tuo banco e la foto del tuo primo giorno nella nuova
scuola è ancora sulla porta dell'aula. Ti aspettiamo, torna presto a imparare, giocare, fare amicizia
con i tuoi compagni. A sei anni ci sono parole più belle da ripetere di "sgombero"».