giovedì 31 luglio 2008

Meme della scrivania


Vabbè sono appena tornata dalle ferie, la voglia di fare è poca (specie quando il fare che abbiamo da fare si riassume a confezionare scatole in previsione del trasloco), in più trovo questo divertente meme (si che è un meme, solo che loro, furbi, non l’hanno detto!!), insomma gli schribacchini propongono di farci vedere sotto il nostro peggior profilo da umani bloggoroici, ovvero di svelare la nostra scrivania…
Inoltre, già che ci sono e che non c’azzecca nulla, altra scoperta della mattinata: una utilissima lista spiegando come muoversi nei call center per trovare un essere umano dall’altro lato del filo, okay, non ci facciamo niente ché si tratta degli stati uniti, ma sarebbe mica male costituire un database simile per l’italia (anzì, vi lascio anche il mio contributo: per insultare un technico Alice fare il 187, poi subito il 5, e a meno che non siano in pausa caffè… ;-)) Vabbeeeene, torno agli scatoloni….

mercoledì 30 luglio 2008

Res ipsa loquitur


Solitamente si dice che, ci si accorge di aver davvero appreso e interiorizzato una lingua straniera quando si inizia direttamente a pensare in quella lingua.
Allora mi chiedo se per una sorta di aristotelico sillogismo, il fatto che io da qualche tempo a questa parte faccia ripetutamente una serie di pensieri e considerazioni, tutte mentalmente impresse a mo di stralcio di romanzo o racconto, non voglia dire che sotto sotto io sia una scrittrice inespressa e incompresa.


"E, spingendo nella ressa di un tunnel sempre troppo pieno, sempre troppo caldo, sempre in ritardo, entrò lui, con la sua stazza imponente, la sua camicia e il suo badge appeso al collo, solo al guardare di quello, si sentiva subito una sorta di gelo, di soggezione silente. Sin quando non si avvicinava, di botto, di corpo, di petto: Biietti, bietti per favore! Tirate fori tessere e bietti per cortesia, graazie!.

E la guardava, intensamente, dritto negli occhi, palle nelle palle, ciglia lunghe e curve, incastonate tra i pori dilatati dal caldo eccessivo, forse dall’emozione del momento, ticchettando nervoso con le unghie sul bancone di radica antica. Sembrava attendere un cenno, solo un cenno qualsiasi da lei e se ne sarebbe andato, l’avrebbe lasciata perdere, per sempre…per sempre..
“Ah signorì, allora che famo co sto prosciutto? Quanto je ne faccio?”

L’attesa. Non era mai stata una donna paziente. Sempre di fretta, sempre esigente, caparbia, tenace. Quando voleva qualcosa, quando decideva era sempre prima di subito, dopo di ieri. Detestava tentennare, riflettere troppo a lungo. La pazienza la riteneva una qualità per deboli, per pigri, per chi aveva tempo da perdere, non per donne e uomini in carriera, da cui dipendevano le sorti di uno stato, di una società, di una vita umana. Avrebbe persino preferito rompere il tacco delle ultime chanel comprate a saldi, pur di non fermarsi a staccarle dal sanpietrino cui si erano incastonate, stampate su un asfalto torrido. Un gesto goffo, che attrae sempre troppi sguardi, più del necessario. Detestava quei momenti, no non poteva, non poteva aspettare ancora.
Così di botto si mosse, si mise in cammino e voltò l’angolo, alla ricerca di un altro Bancomat libero e vicino, possibilmente della sua stessa banca."

lunedì 28 luglio 2008

Riso, risolino, me viè da ride...


Io non capisco per quale ignota legge socio-eco-poli-multi-culturale, a lavoro si debba sorridere a tutti costi, sempre, comunque, senza motivo, costantemente, inutilmente.
Magari per rendere più live la giornata al tuo vicino di scrivania?
Ok, sarei d’accordo nella misura io me ne stessi tutto il giorno a ringhiare, sbavare, imprecare, smadonnare, piangere o tenere il muso.

Ma, nella misura in cui, mi ritrovo con davanti un muro bianco, sono in un posto in cui contano anche le volte che vado al bagno (alla seconda scatta il cartellino giallo), sono fondamentalmente qui 10 ore, a lavorare, cose di cui non me ne può fregar di meno, e sono graziosa, silenziosa, se mi chiami ti parlo, ti rispondo, scherzo con te, mangiamo insieme ogni tanto, caffettino, se si riesce sigaretta.

Ma se sono sola, seduta, non si parla, c’è silenzio, tutti a battere sulle tastiere.. perché, dico perché devi dirmi, sempre e solo a me: oooh, e fallo un sorriso??!!!
Perché??????
Non stiamo parlando!Nessuno parla!
Non ti ho imbruttito, né mi hai chiesto niente!
Non mi sono girata dall’altra parte, se mi hai chiamata!
Lo sai anche che rido spesso e se inizio manco smetto.
Ma se sto sola, a lavorà, magari alle 9 di un caldo lunedì mattina, ma me dici per quale cavolo di motivo dovrei ridere da sola?????



Non lo capirò mai…
Si vede che sono appena tornata dalle ferie?!?!?! :-)

venerdì 11 luglio 2008

ARRIVEDERCIIIIIIIIIIIIIII


Finalmente oggi è l'ultimo giorno di lavoro, quello dove si assapora maggiormente l'attesa delle vacanze!!!
Un pò come il Sabato del Villaggio dove Leopardi ci parla della felicità di una ragazza che torna dalla campagna con dei fiori per ornare i suoi vestiti della Domenica,oppure descrive il suono della campana del villaggio che annuncia l'arrivo della Domenica e tutti sono contenti.

Vabbè l'avrete capito vado in ferieeeeeeeeeeeeee non ci vediamo per 15 giorniiiiiiiiiiii

Ma prima di andare piccolo giochino:
Sapete quanto fà 111.111.111 X 111.111.111?
Facile il numero più magico del mondo
12345678987654321
Fantastico no?!?!?!?!?!?

martedì 8 luglio 2008

FIRMINO


Mi son fatta fregare la topo divora libri.

Fìrmino, firmìno, che nome fastidioso per un libro ma che ti rimane in testa e ti rimbomba, così alle fine ti incuriosisci, ti fai tentare dalle ottime recensioni e dalle promozioni e lo compri.


Dopo la delusione per l’eleganza del riccio, riposto col segnalibro fermo a metà, incapace di andare avanti, spero di non aver preso un'altra fregatura.

In letteratura per me conta il colpo di fulmine, non è aspettiamo di conoscerci e vediamo come va, se non mi piaci il tempo di un tragitto dell’8, la nostra relazione non può andare avanti.

Ma, così come in amore, di abbagli se ne prendono, eccome. Copertine sgargianti, quarte pagine seducenti, poi solo apparenze e poca sostanza.
Dati i prezzi sempre più esorbidatnti, la selezione letterari diventa ancora più obbligata di quella umana.

lunedì 7 luglio 2008

Il mistero della quarta piramide


E' l'inconfondibile profilo delle piramidi di Cheope,Chefren e Micerino a rendere unica la valle di Giza in
Egitto; eppure la più bella di tutte era un'altra, aqualche chilometro di distanza, e le eclissava per
dimensioni, maestosità e ricchezza. A far luce sul mistero della quarta piramide di Giza, quella perduta del faraone Djedefra - successore di Cheope durante la quarta dinastia - èora un gruppo di archeologi internazionali che per anni ha scavato minuziosamente ad Abu Rawash, a una decina di chilometri a nord-ovest di Giza, dove si trovano i resti del monumento funerario,rivelando particolari inediti anche sull'enigmatico faraone cui è dedicato. Le ultime scoperte, comeanticipa El Mundo, sono raccontate in un documentario che uscirà nei prossimi mesi perHistory Channel.
La "piramide perduta", i cui resti si trovano appunto ad Abu Rawash - oggi sito
militare ad accesso ristretto - e non superano i dieci metri d'altezza, ha dato origine negli anni a
leggende e supposizioni, a partire dal suo stato considerato finora incompiuto. Gli archeologi, però, non
sono d'accordo: non solo la piramide era stata completata, ma era addirittura la più alta di
tutto il complesso (Cheope, Chefren e Micerino) e i materiali usati per edificarla erano di
qualità più pregiata rispetto a quelli delle "sorelle". In epoca romana venne poi smantellata e la
pietra fu riutilizzata per edificare altre opere al Cairo, spiega Zahi Hawass, segretario generale del
consiglio supremo delle antichità egizio.

mercoledì 2 luglio 2008

martedì 1 luglio 2008

Sono fatta di buio e luce -"Elementa"


Sono fatta di terra e di pietre di erba di alberi e corsi d’acqua
sono fatta di fango di cielo di nuvole e vento
sono fatta di zolle e radici di sabbia di paglia e di fichi d’india
sono fatta di aghi di pino di asfalto e di pece

sono fatta di buio e luce

Sono fatta di strani disegni che fanno al tramonto le rondini
sono fatta di vicoli scuri di plastica e carta
sono fatta di aspre montagne di campi arati e salsedine
sono fatta di spine di agavi puzza di bruciato e di iodio

sono fatta d’amore e odio

Sola me ne sto ancora per un po’ prima di svelarti tutto
sola me ne sto ancora per un po’ prima di affrontare questo lungo viaggio

Sono fatta di antichi silenzi che a sera diventano canti
sono fatta di luce di candele di pane di burro e di miele
sono fatta di suoni di passi di voci che si fanno pianti
sono fatta di corse d’estate di risa e ginocchia sbucciate

Meg