mercoledì 30 luglio 2008

Res ipsa loquitur


Solitamente si dice che, ci si accorge di aver davvero appreso e interiorizzato una lingua straniera quando si inizia direttamente a pensare in quella lingua.
Allora mi chiedo se per una sorta di aristotelico sillogismo, il fatto che io da qualche tempo a questa parte faccia ripetutamente una serie di pensieri e considerazioni, tutte mentalmente impresse a mo di stralcio di romanzo o racconto, non voglia dire che sotto sotto io sia una scrittrice inespressa e incompresa.


"E, spingendo nella ressa di un tunnel sempre troppo pieno, sempre troppo caldo, sempre in ritardo, entrò lui, con la sua stazza imponente, la sua camicia e il suo badge appeso al collo, solo al guardare di quello, si sentiva subito una sorta di gelo, di soggezione silente. Sin quando non si avvicinava, di botto, di corpo, di petto: Biietti, bietti per favore! Tirate fori tessere e bietti per cortesia, graazie!.

E la guardava, intensamente, dritto negli occhi, palle nelle palle, ciglia lunghe e curve, incastonate tra i pori dilatati dal caldo eccessivo, forse dall’emozione del momento, ticchettando nervoso con le unghie sul bancone di radica antica. Sembrava attendere un cenno, solo un cenno qualsiasi da lei e se ne sarebbe andato, l’avrebbe lasciata perdere, per sempre…per sempre..
“Ah signorì, allora che famo co sto prosciutto? Quanto je ne faccio?”

L’attesa. Non era mai stata una donna paziente. Sempre di fretta, sempre esigente, caparbia, tenace. Quando voleva qualcosa, quando decideva era sempre prima di subito, dopo di ieri. Detestava tentennare, riflettere troppo a lungo. La pazienza la riteneva una qualità per deboli, per pigri, per chi aveva tempo da perdere, non per donne e uomini in carriera, da cui dipendevano le sorti di uno stato, di una società, di una vita umana. Avrebbe persino preferito rompere il tacco delle ultime chanel comprate a saldi, pur di non fermarsi a staccarle dal sanpietrino cui si erano incastonate, stampate su un asfalto torrido. Un gesto goffo, che attrae sempre troppi sguardi, più del necessario. Detestava quei momenti, no non poteva, non poteva aspettare ancora.
Così di botto si mosse, si mise in cammino e voltò l’angolo, alla ricerca di un altro Bancomat libero e vicino, possibilmente della sua stessa banca."

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