mercoledì 27 febbraio 2008

LEGGI E FATTI LEGGERE


Accadde un giorno che un lettore [che non sei tu] lesse un racconto [che non era questo]. Mentre i suoi occhi scorrevano lungo le combinazioni delle lettere e si appagavano di quella narrazione, il protagonista di quella storia [che non ho scritto io] se ne stava lì imprigionato tra quelle righe e, come un acaro invisibile, viveva la sua vita negli interstizi degli spazi bianchi tra le lettere, nell'interlinea dell'impaginazione. Di tanto in tanto, soprattutto durante le descrizioni e le digressioni, si spingeva annoiato sino al margine del foglio, oltre il nerume delle lettere scritte che, viste da lontano, coloravano la pagina di grigio, in modo geometrico. Il lettore del racconto non poteva scorgere il protagonista, concentrato com'era sul nero delle parole. Eppure, mano a mano che la storia si dispiegava nella sua testa, il protagonista eseguiva quel che veniva letto come fosse un attore, o più probabilmente un burattino, assecondando [suo malgrado] la trama e rendendola in questo modo viva. Quando il lettore si approssimò a terminare la storia, intravide una specie di riflesso tra le righe e, per un istante, gli parve di riconoscere il protagonista come in una miniatura. Preso da questo pensiero, invece che richiudere il libro, si guardò attorno e si accorse per la prima volta, che la scrivania a "esse", i muri divisori a "elle", la libreria a "ti" del suo ufficio e tutti gli elementi architettonici che delimitavano i suoi spazi non erano altro che i caratteri di un libro che raccontavano la storia della sua vita, se fossero stati osservati dall'alto. Davanti a questa intuizione quel lettore scrutò nel cielo, oltre il lucernario, più lontano che poteva. Si convinse in questo modo che anch'egli viveva tra le righe di una storia [che è questa] e che qualcuno più grande di lui [che sei tu] lo stava a sua volta leggendo. Per esserne sicuro afferrò il telescopio e lo puntò verso le stelle [cioè verso di te]. Con grande sorpresa vide in questo modo in faccia il suo lettore [cioè tu]. Si trattava di un magnifico esemplare di lettore [complimenti davvero!]. Allargò al massimo lo zoom di quel telescopio per mettere a fuoco tutto intero colui che lo leggeva e fu allora che si accorse che il grande lettore [che sei sempre tu] era sovrastato da qualcosa di ancor più immenso. Come fosse seduto su un vetrino sotto la lente di un gigantesco microscopio anche il grande lettore nello stesso istante veniva letto da qualcun altro. Io non lo so come sia possibile uscire da questo paradosso in cui mi sono infilata. Di sicuro, però, quando tutti questi lettori-protagonisti [ognuno imprigionato nella propria prospettiva] chiuderanno il proprio libro, in quel preciso momento anche questa storia terminerà.

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